domenica 8 marzo 2009

Subbuteo in edicola



CALCIO IN PUNTA DI DITO

di Elena Porcelli - Panorama n°11 del 2009
«La sera del mercoledì c’era l’appuntamento fisso da me per la partita a Subbuteo» racconta Fabio Volo nel suo romanzo Un posto nel mondo (Mondadori). «Pochi i motivi per cui si poteva richiedere il rinvio: malanno grave improvviso, frattura al dito, sesso certo con una ragazza (solo se mai posseduta prima)». Il protagonista del libro rappresenta tutti gli adulti appassionati di Subbuteo, un gioco di calcio da tavolo già molto popolare fra i preadolescenti degli anni Settanta e Ottanta, mai passato di moda e che dalla prossima settimana arriva in edicola insieme con Panorama (vedere il riquadro in basso).

«A 15 anni avevamo smesso di giocare a Subbuteo a causa delle ragazze. A 30 abbiamo ripreso, sempre a causa loro» confessa Luca Ferrato, curatore del libro Vite in punta di dito (Boogaloo Publishing). «Il calcio da tavolo ci permette di lasciare a casa mogli e fidanzate» spiega Ferrato «e ritrovarci tra amici».

Si gioca su un panno verde, con due squadre di 11 calciatori in miniatura, fissati ciascuno su una base di plastica. I giocatori si muovono con il dito, per mandarli a colpire la pallina e spedirla in porta, secondo regole simili a quelle del calcio vero.

Forse per questo la passione per questo gioco è diffusa anche tra i professionisti del pallone: il portiere della Juventus Gianluigi Buffon ha una vasta collezione di squadre in miniatura e Sven-Góran Eriksson (quando era alla Lazio) fu beccato da un cameriere a letto con gli omini del Subbuteo: li stava usando per preparare gli schemi di una partita, come fanno molti altri allenatori.

Calcio vero e da tavolo si sono sempre intrecciati, fin dagli anni Sessanta, quando il fabbricante di giocattoli Edilio Parodi iniziò a importare in Italia il Subbuteo, inventato dall’ornitologo inglese Peter Adolph nel 1947 (e battezzato come la sua specie preferita di falco). «Mio padre mi portava con sé per far vedere come si giocava» racconta il figlio Arturo, che ora dirige l’azienda di famiglia, «e per questo ho incontrato personaggi come Arrigo Sacchi e Fabio Capello, che lo venivano a provare».

Cristiano Militello, dj di radio R101 molto noto anche per la rubrica «Striscia lo striscione» di Striscia la notizia, è fra i trentenni nostalgici: «Il Subbuteo mi è sempre piaciuto molto perché c’erano giocatori alla mia altezza» scherza. «Altro che fantacalcio e Playstation. Personalizzavo le mie squadre con le tempere: nomi sulle maglie ante litteram e capelli biondi agli omini. Ricordo tornei infiniti in compagnia. Oggi invece giochi a tennis senza racchetta e suoni la chitarra senza chitarra».

Negli anni Novanta il football in punta di dito è stato messo un po’ in ombra a causa dei videogiochi, ma nel 2006 è stato rispolverato: è uscito il documentario inglese The Hobby, visibile gratuitamente nel sito www babelgum com. Internet ha avuto un ruolo importante nella riscoperta. «Tre anni fa, con alcuni amici, abbiamo fondato il forum Old Subbuteo, per scambiarci ricordi, consigli su come personalizzare le miniature e organizzare tornei» racconta il milanese Andrea Rindi. Oggi i giocatori si ritrovano una sera alla settimana, in varie città italiane, gli indirizzi e gli orari sono sul sito www.oldsubbuteo.it. Il prossimo evento importante di Old Subbuteo? Il torneo che si tiene il 22 marzo a Milano.

I padri trentenni o quarantenni si fanno accompagnare alle partite dai figli preadolescenti. «Giocare insieme al papà» spiega Giovanni Bollea, uno dei padri della neuropsichiatria infantile italiana, «insegna ai giovani la sicurezza e la motivazione, vincendo la paura di sbagliare. Il figlio che gioca con il padre ha già vinto qualunque sia il risultato, perché ha già compreso lo scambio di valori virili, che lo fa maturare fino a farlo diventare un giovane adulto autonomo».

Una parte del fascino del gioco, infatti, sta nel rivivere le emozioni del passato. Negli anni Ottanta di calcio in televisione ce n’era molto poco, così i ragazzi ascoltavano le partite alla radio e poi le mettevano in scena sul panno verde, con gli omini ridipinti per farli somigliare ai campioni reali. Oggi c’è chi scarica le foto dei calciatori da internet, le miniaturizza, le stampa e le incolla sull’omino. La tecnologia è diversa, la passione è sempre la stessa.

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